domenica 14 giugno 2009

Io? Videogioco!

space invaders


Un po’ di tempo fa mi è capitato di sentire per radio il nuovo singolo di Caparezza, il cui testo è infarcito di rimandi a videogiochi classici che oramai hanno fatto la storia della nostra gioventù.

Il videogioco, un mezzo di espressione tanto potente quanto poco apprezzato.

Io faccio parte di quella generazione che può dire di avere visto evolversi questa forma di intrattenimento.
Dalle buie sale-giochi in cui da piccolo vedevo ragazzi saltare per rompere blocchi e recuperare funghi a luminosi bowling in cui da una parte si trovano bambini intenti a sbattere bacchette su batterie virtuali. E’ praticamente da più di 15 anni che videogioco, non mi sono mai stancato, e ne vado fiero.
Per quanto mi riguarda un videogame può essere considerato alla stessa stregua di un buon libro. Con l’unica differenza che nei libri le situazioni narrate le devi immaginare nella tua testa e nel videogioco sono visualizzate su di uno schermo TV.
Non mi sento stupido a dirlo, ma provo emozioni.
Si, emozioni.
Non giudicatemi per una persona superficiale, perché, nel caso lo facciate, siete voi ad esserlo.
I videogiochi ci fanno sorridere, ci fanno arrabbiare e in alcuni casi, anche venire il groppo in gola (chi ha giocato a MGS4 dopo avere visto tutti gli altri sa cosa intendo).
Quando videogiochiamo non siamo mai rilassati sul divano; siamo tesi, attenti, in apprensione.
Sappiamo che un salto, un piccolo salto, calcolato e sbagliato di un millimetro ci può trascinare verso quel baratro e fare calare il contatore delle vite, e quando questo succede scagliamo il controller verso il divano o per terra, (se siamo da soli) emettiamo un barbarico urlo di frustrazione e colpiamo con un pugno ciò che abbiamo di fianco (mi piace definirlo come “pugno della furia”).
Anche quando siamo fra amici e condividiamo la potenza di questo mezzo ci emozioniamo, ci esaltiamo, ridiamo insieme e sentiamo un sentimento corale. Ci sono poche cose che fanno provare emozioni “corali” in questo modo: le partite dei mondiali, i concerti. Non necessariamente queste emozioni devono essere positive, ci si può anche incazzare con l’amico che ci ha battuto per la decima volta a ________(completate a vostro piacimento, alcuni suggerimenti sono: Tekken, PES, Halo, Mortal Kombat, Quake, Super Smash Bros).
Purtroppo però non tutti vivono in un modo così, se mi passate il termine, “intimo” i videogames.
Amo definirmi un “conscious-gamer”, ovvero uno che sa il lavoro, sa la filosofia, sa tutto ciò che sta dietro ad un singolo titolo. Sono attratto da quei titoli più innovativi, più strani. Non leggo più le recensioni per cercare un voto alla fine di esse, ma assegno io stesso dei miei voti personali in base a ciò che ho capito e comprendo di un particolare titolo.
Insomma cerco di capire i videogames per quello che sono, per la loro natura più nascosta.(una lettura consigliata per capire cosa intendo è la rivista “Game PRO”).
Ecco perché videogioco, e mi piace un sacco farlo.
Ora vi prego di scusarmi, ma devo andare a battere quel maledetto boss, il mio pugno della furia nel tempo di questo articolo si è ricaricato ed è già pronto a cadere sul mio divano con “grandissima vendetta e furiosissimo sdegno”.
Saluti.
P.S. Del video del pezzo di Caparezza che ha fatto nascere questa riflessione purtroppo non è disponibile una versione su YouTube che sia condivisibile, quindi posso solo passarvi il link!!

Caparezza - Abiura di me

~Giacomo~

1 commento:

  1. Sono troppo d'accordo con te!! anche io sono stato uno da sale giochi e quando ne vedo ancora non resisto dall'andarci anche solo per una partita!! Videogioco e me ne vanto un bel po...ma molti non mi capiscono proprio! solo quei pochi con cui faccio lan party e serate PES/Soul Calibur possono comprendere quanto queste emozioni possono segnarti per tutta la tua vita...

    P.S. il mio "pugno della furia" ormai è a lv 80...

    RispondiElimina